domenica 27 giugno 2010

dalla terra alla luna (e ritorno)

Questa è una piacevole sfida, e gli input sono molti ma non sufficienti, forse perchè in fondo tu luna non mi hai mai convinto. Così snob e dall'aria annoiata sembri sempre un po' invidiosa. A te preferisco le sfumature giallo/arancione di un lampione, le insegne colorate di un locale. Nemmeno il tuo lato scuro riesce ad affascinarmi, sei un po' scontata e sicuramente abusata io quindi prediligo le notti buie illuminate da schermi di pc e da luci di taxi. Amo la terra che non cresce e non cala, ma che, incasinata e pasticciona, pulsa sregolata. Mentre ci guardiamo un po' perplesse ricordo una canzone, non parto e non ritorno più, ma canticchiando accendo il mio abat-jour.

mercoledì 23 giugno 2010

odore

Ho cercato di riempire i polmoni del suo odore per imprimerlo nella mente,
ho inspirato il suo respiro fino all'ultimo per poterlo annusare nei giorni che verranno,
ma ora, con dolore, mi accorgo che un odore non si può ricordare, un odore lo devi prima risentire e poi lo puoi ricordare.
Odore di lettone la domenica mattina, odore di stanchezza la sera davanti alla tv, odore di montagna nelle scampagnate di famiglia, odore di onde nel mare in tempesta, odore di litigate e di perdono, odore di tenerezza, odore di ospedale.
Odore di te che non sentirò più.

lunedì 7 giugno 2010

un'altra storia

Negli uomini e nelle donne che oltrepassavano il confine, camminando a sud verso le terre proibite, cominciò a manifestarsi una strana malattia, difficile da definire, dai sintomi assai confusi. Probabilmente a causarla furono i batteri ed i virus, annidati, forse non spontaneamente, nei fanghi blu petrolio che delimitavano l'area off-limits. Ben presto alle forze militari che si occupavano dell'ordine e della sicurezza nelle contee la malattia facilitò il compito di identificazione dei trasgressori che con l'andare del tempo non ci fu nemmeno più bisogno di arrestare in quanto, piano, piano, morivano. Il governo oligarchico che dominava indisturbato ormai da decenni le terre decise di non curare gli sconfinanti fiducioso nel fatto che la malattia avrebbe ripulito il paese. Ma l'inaspettato moltiplicarsi dei casi anche tra i cittadini modello obbligò pubblicamente le istituzioni a bloccare l'epidemia. Moralmente i malati, tutti, andavano comunque puniti per cui non sì investì nel trovare un rimedio efficace ma si riutilizzarono vaccini e farmaci scartati dalle grosse case farmaceutiche perchè falliti nel loro scopo principale di guarire le altre malattie, quelle civilmente riconosciute, e abbandonati nelle vecchie fabbriche situate al limite dei fanghi blu petrolio. I reietti e non, a dispetto di ogni previsione, cominciarono a non morire più mischiandosi tra gli abitanti delle città, confondendo i confini del buono e del cattivo e sopravvivendo ai terribili effetti collaterali delle "cure". Con il passare del tempo si scoprì che le donne trattate, quelle a cui i farmaci non avevano bruciato le ovaie, cominciarono a partorire figli sanissimi ma con una particolare caratteristica: la loro pelle tendeva leggermente al blu. Fu così che i figli sfumati di blu crescendo si accoppiarono con altri figli sfumati di blu e da loro nacque l'imprevisto: una generazione forte, sana, resistente a qualsiasi malattia, che piano piano conquistò la contea, popolando tutte le terre, proibite e non. I figli dei figli sfumati di blu, una razza di gran lunga superiore a quelle fino ad ora conosciute, il nuovo passo dell'evoluzione umana, avevano una curiosa peculiarità fisica quella cioè di essere completamente blu, un blu intenso. La nuova specie si chiamò con lo strano nome "puffi" ma qui, amici miei, comincia tutta un'altra storia.